Tu prova ad aprire quella porta della palestra scolastica dell’Itis di via Tambroni a Rimini e scoprirai di avere occhi diversi. Basta imparare ad usarli: occhi inclusivi e non pietistici. E' domenica 29 giugno, la palestra sembra un playground infinito, il perimetro di gioco è diviso a metà, due campi dove si gioca contemporaneamente, li divide una rete, che mai come ora è simbolo di collegamento, altro che separazione. Qui nulla è come sembra: si gioca a pallavolo, anzi Sitting Volley, si grida, si schiaccia, si ride, si gioca seduti, squadre miste, rete abbassata, ai bordi del campo i palloni del volley sono ammucchiati insieme alle protesi degli arti inferiori e carrozzelle. Sono in corso semifinali e finali della prima Coppa promozionale Uisp di Sitting Volley, all'interno della terza edizione di SportPerTutti Fest e delle Finali nazionali di Pallavolo Uisp.
Guardi e ti chiedi: cos'è la normalità? “Condizione di ciò che è o si ritiene normale, cioè regolare e consueto”, questo dice la Treccani, ma la definizione non calza allo spettacolo che hai di fronte.
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“Il sitting volley è uno dei pochi sport paralimpici completamente aperto sia alle persone disabili, sia a quelle senza disabilità - dice Ivo Parmigiani, responsabile dell'organizzazione della Coppa promozionale di Sitting volley Uisp - una volta che siamo seduti, come diciamo noi, siamo tutti uguali; di conseguenza viene a scomparire quella parte di disabilità che ci distingue dagli altri".
"L'Uisp si è dimostrata davvero molto accogliente ed ha accettato con entusiasmo le proposte che gli ho fatto - prosegue Ivo Parmigiani - l'Uisp ha dimostrato che sport per tutti non è soltanto uno slogan".
"Diventando arbitro di Sitting volley ho assecondato una passione e un mio senso civico - dice Carmine Catalano - volevo dare un senso alla mia vita, ho avviato una ricerca sul Sitting Volley e ho appurato che intorno a me avevo tante persone che in questo modo trovavano nuove motivazioni e amicizie. Tutti insieme, persone disabili e non".
“Molti ragazzi giovani si sono avvicinati a questo sport e hanno iniziato a giocare con i disabili vedono la disabilità con altri occhi - prosegue Ivo Parmigiani - si vede il mondo della disabilità con occhi diversi. Non è più quell’occhio mezzo pietoso che dice ‘Oh poverino cosa gli è successo?’ ma quell’occhio diventa quello dell'inclusione, dell'amicizia che ci fa giocare tutti insieme”.
“Ci siamo trovati e abbiamo pensato di creare delle squadre che potessero partecipare alla Coppa promozionale Uisp - dice Francesca Galvagno, responsabile settore sitting volley e green volley nel Sda Pallavolo Uisp - L’idea di far giocare le persone con disabilità insieme agli altri nasce dal fatto che ci sono persone che amano la pallavolo, per cui il Sitting volley è stato creato appositamente. Anche le persone con disabilità riescono a portare avanti una gara senza particolari problematiche, quindi si divertono e creano nuove amicizie".
"Il mio interesse verso il sitting volley nasce anche da una mia personale situazione, in quanto ho avuto un incidente domestico nel 2019 - conclude Francesca Galvagno - ho delle protesi alla cervicale che non mi hanno più permesso di fare il giudice di gara. Era un mio desiderio poter vedere questi ragazzi e ragazze anche con la Uisp, infatti è la prima volta in assoluto che il sitting volley ha partecipato ai Campionati nazionali”.
Vengo via con la pelle d'oca, convinto di aver partecipato a qualcosa di significativo, che non conoscevo, e scopro che la “normalità” esiste, se la cerchi, la normalità c’è, eccola. Non ci sono corpi da aggiustare, vanno bene così. Gioia, ebrezza, tifo, gioco, vertigine, sport: ragionare su chi è disabile e chi non lo è, non porta lontano. Ragionare su come raccontare quello che lo sport sociale esprime, serve.
E penso a chi ripete che nello sport sociale e per tutti non c’è niente da raccontare, mancano campioni, risultati, record. E mancano sangue, sesso e soldi, come scriveva Giorgio Bocca. E’ vero, mancano. A furia di pensare a quello che manca, il racconto sportivo non si accorge di quello che c’è, di “quando senti il sole”, per dirla con le parole di Jannacci. (di Ivano Maiorella, hanno collaborato Francesca Galvagno e Federico Cherubini, montaggio e regia del video di Francesca Spanò)